Rusin, Norman

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    Svevo Minore: La Formazione Di Un Identità Narrativa Tra Estetica E Politica
    (2016-01-01) Rusin, Norman
    In questa ricerca studio il modo in cui il concetto d’identità emerge dagli articoli di giornale e dalle pagine diaristiche di Italo Svevo, nel contesto delle ultime battaglie per l’unificazione del Regno d’Italia a cavallo tra i secoli diciannovesimo e ventesimo. Nato Aaron Hector Schmitz, l’autore ha scelto lo pseudonimo Italo Svevo, che racchiude entrambe le proprie radici Italiane e Austro-Ungariche, per firmare le proprie opere letterarie in una Trieste contesa tra il decadente impero asburgico e il nascente regno italiano. In particolare, mi concentro sul contributo sveviano alla battaglia sul riconoscimento dell’identità italiana nella comunità triestina all’interno del panorama mediatico triestino, caratterizzato da una forte polarizzazione politica, e in cui anche il dibattito culturale era avvelenato dalle contese nazionaliste. Tenendo in considerazione gli studi compiuti sinora sull’identità autoriale sveviana a partire dalle sue opere narrative, la mia ricerca contribuisce al dibattito accademico mettendo in luce da un lato i modi in cui Svevo esplora opere, movimenti e teorie artistiche alla moda sia nei suoi articoli di giornale sia nel suo diario, dall’altro il modo in cui l’autore commenta indirettamente le politiche identitarie del proprio tempo. In particolare, mi concentro sul modo in cui Svevo crea sulla pagina la propria identità narrativa e la colloca in relazione con quella delle altre comunità triestine (in particolare quella austriaca e quella slovena). Ho preso in prestito il concetto d’identità narrativa dalle riflessioni di Paul Ricoeur contenute nella trilogia Tempo e racconto e in Sé come un altro di. Secondo il filosofo, l’identità risulta da un processo ermeneutico circolare, che il riflette il desiderio di autoconoscenza del soggetto e si moltiplica attraverso infiniti atti di scrittura e di lettura. Inoltre, l’identità del soggetto trae beneficio dalla relazione con un’ineliminabile alterità (Ricoeur 2005, xviii) considerata un’autentica risorsa per il soggetto (Ricoeur 2005, xix). Il soggetto dunque non soltanto abbandona una dimensione solipsistica dell’esistenza, ma costruisce la propria identità all’interno di uno spazio pubblico caratterizzato da componenti politiche ed etiche. Pertanto, leggere gli scritti giornalistici e diaristici sveviani attraverso le lenti delle categorie filosofiche ricoeuriane mi permette da un lato di mettere in discussione una delle metafore che ancora oggi troppo spesso designano Trieste, il “crogiolo di culture,” e dall’altro di osservare il modo in cui l’autore complichi l’idea di italianità attraverso le proprie riflessioni sull’estetica e la politica dell’identità, dall’interno del proprio circolo irrendentista.